
La Centrale Montemartini è una sistemazione museale unica nel cuore di Roma che associa l’archeologia industriale all’arte antica. Nelle sale della centrale elettrica inaugurata dal sindaco Nathan nel 1912 e completamente restaurata sono state disposte circa 400 statue e busti provenienti dai Musei Capitolini. Il risultato è affascinante e originale. Ad un passo da casa, la tenevo da parte per una visita speciale. Farò da cicerone quando sarà.
E’ stata una visita piacevole ed interessante, anche se le opere non sono certo particolarmente famose. Il punto della Centrale Montemartini, infatti, non credo sia tanto l’elemento artistico, ma riuscire a valorizzare nobilitandola la sua componente di archeologia industriale restaurata, nello specifico principalmente una turbina a vapore del 1917 e due grandi motori diesel con relativi alternatori come vedete nelle fotografie.

Pur nella sua relativa modestia, l’esperimento a me sembra riuscito, anche se col mio background di ingegnere industriale resto abbastanza diffidente verso l’archeologia industriale. Per me un elemento industriale deve essere vivo, ovvero produttivo. Se il suo tempo è concluso, la cosa più naturale sarebbe quella non di diventare una natura morta, ma di essere dismesso ed eventualmente sostituito da una nuova entità più evoluta.
D’altronde il problema della gestione delle aree industriali dismesse della zona dell’Ostiense è di proporzioni enormi. La centrale stessa era funzionale agli impianti di produzione del gas col famoso gasometro, ma anche ai mercati generali, al mattatoio di Testaccio, al porto fluviale sul Tevere, alla stazione merci dell’Ostiense, alle varie industrie limitrofe dalla vecchia Mira Lanza al Mulino Biondi. Un’area enorme ora deserta.

A parte il museo Montemartini, le relative iniziative di recupero ed utilizzo a me sembrano poco più che patetiche. Mostre di arte moderna e feste popolari tra le staccionate delle vacche al Mattatoio, centri culturali o quasi intorno ai mercati generali, illuminazioni per il gasometro. Ma il gasometro è solo la struttura guida inerte di un serbatoio a bicchiere rovesciato per il gas e, priva della sua funzione, è solo un traliccio destinato a consumarsi.
Mi piacerebbe invece un progetto ampio di riqualificazione per un’area centrale già servita da metropolitana e treni. Una urbanizzazione gentile che tenga conto di anziani e studenti della vicina Università di Roma Tre, e dell’Università stessa, interrando la metro unita alla Roma-Lido e ricucendo il collegamento con Marconi grazie al ponte sul Tevere previsto tra circonvallazione Ostiense e via Majorana. E che passerebbe sopra Montemartini.

Ciò permetterebbe in prospettiva di poter riqualificare anche le antiche aree di edilizia popolare di Testaccio e della Garbatella (non quella storica, ma l’altra) e anche sulla via Ostiense e relativi lungotevere degradati, aree ormai quasi fatiscenti. Il che, detto così, suona più o meno come un sacrilegio ai più. Ma chi conosce quelle realtà non può negare che si tratta ormai di soluzioni abitative e anche urbanistiche non più idonee.
Secondo me così dovrebbe ragionare un urbanista con una visione globale e di prospettiva per riqualificare questa area enorme centrale della città. Creare una realtà abitativa moderna e ricca di verde, ben collegata ed al servizio dell’Università e dei suoi studenti, e degli anziani che da loro potrebbero essere aiutati. E ricucire i quartieri della zona separati tra di loro da queste aree ormai deserte e degradate. E senza le lucine sul gasometro.
