Il plagio

Sandwich man (Londra, 1999).

Viviamo i tempi del plagio. Menti rese semplici e indifese da un piano sistematico di impoverimento culturale per limitarne giudizio ed arbitrio sono vittime inconsapevoli di un bombardamento mediatico sempre più scientifico, evoluto ed efficace. Complice un sistema di potere cooptato che apparentemente non sembra avere la capacità di difenderle e tutelarle, ma che in realtà il plagio favorisce. Perché di menti semplici ha bisogno un sistema di potere senza principi per assicurare la propria sopravvivenza, così come ne ha bisogno un sistema consumistico deviato per la propria espansione. Convergono dunque gli interessi dell’uno e dell’altro, e il risultato è sotto gli occhi di chi vuol vedere.

E chi sa vedere osserva gli anziani trascinare in casa casse di bottiglie di acqua rafferma consigliata loro da splendide modelle deboli di vescica disdegnando un’acqua corrente dal rubinetto molto più igienicamente controllata, giovani e meno giovani sottoproletari che investono i proventi di ore e ore di lavoro sottopagato per acquistare scarpe sportive dal costo decuplicato grazie al loro bellissimo logo e costruite nelle stesse fabbriche cinesi che producono quelle che si trovano ad ogni bancarella di strada, donne belle di bellezza naturale che non la riconoscono e si modificano inseguendo costosi canoni altrui in modo goffo. Canoni suggeriti dal marketing, magari tramite una splendida ‘influencer’.

Già, gli ‘influencer’. Gente che dell’influenzare menti deboli per proprio tornaconto ha fatto il proprio mestiere, e già questo concetto in una società civile dovrebbe fare orrore. Dedicare la propria esistenza, il proprio ingegno, magari la propria famiglia e le immagini dei propri figlioli, tutto reso pubblico e dato in pasto al mondo al fine di promuovere uno shampoo o un paio di scarpe scomode che ai piedi di quel sottoproletariato urbano che non ha tempo e risorse per leggere un libro saranno ancora più ridicole. Lo fanno evidentemente senza alcun rimorso morale o dubbio sul proprio ruolo in questa società, lo fanno perché la società lo consente e ne ha sdoganato la funzione. Ha sdoganato il plagio.

Lo ha sdoganato e lo ammette in modo grave anche nelle sue forme più patologiche. Ha sdoganato le sette religiose che ne fanno strumento operativo di coercizione, ha sdoganato le medicine alternative inefficaci se non dannose che solo portano vantaggi economici ai propri ideatori, ha sdoganato l’apologia del nazismo e dei regimi razzisti così come vediamo ad ogni raduno di nostalgici, ha sdoganato una politica di slogan accattivanti e non verificati nei fatti finalizzata al proprio interesse personale da arruffapopoli ignoranti ma scaltri, ha sdoganato come espressione di libertà esternazioni e modelli di vita effimeri di menti egopatiche che danno senso alla propria vita a danno di chi incontrano.

L’involuzione che abbiamo permesso alla nostra società è un processo che va avanti da decenni e che sembra inarrestabile. Perdendo la saggezza delle generazioni che ci hanno preceduto nata dalle loro sofferenze, perdendone la memoria che ne era il frutto prezioso e perdendone i valori. Lasciandoci in questa terra di nessuno dove il senso di comunità si smarrisce per lasciare il posto all’io edonistico, all’affermazione del singolo e del suo benessere esclusivo. Che prima o poi scopriremo effimero per poi diventare tragico nelle sue conseguenze. Perché è il senso di comunità che ci ha sempre salvato e ci ha permesso di arrivare dove siamo, laddove chi aveva più risorse e capacità aiutava gli altri.

E se alla fine la questione è se sapremo comprenderlo prima che sia troppo tardi, la risposta naturalmente è che, se mai riusciremo, sarà un processo lento e complesso. C’è da ricostruire il senso critico in ciascuno di noi che solo la cultura oggi tanto indebolita può dare, c’è da smascherare la malafede in chi si propone di guidarci e delle sue chimere, c’è da ribaltare i valori indotti dal consumismo e trovarne di più sani e rispettosi del ‘sistema chiuso’ che questo pianeta rappresenta. C’è da ritrovare in noi stessi il senso degli altri e della comunità di cui facciamo parte nel rispetto e nella condivisione, nell’empatia e nel mutuo soccorso. E c’è da riconoscere il plagio ove si manifesta, e combatterlo.

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Modelli di vita effimeri con il loro fascino sono, come ben sapete, abbondantemente presenti nel mondo della letteratura, come ad esempio quella ‘on the road’ in fuga dalla realtà di Kerouac. Una fuga dalle responsabilità, magari alla ricerca pura del piacere fine a se stesso come narrato magistralmente da Oscar Wilde con le vicende di Dorian Gray. Con i suoi conflitti morali sempre più indeboliti sino alle estreme conseguenze. Anche grazie all’interessamento in malafede di un ‘cattivo maestro’, colui che al plagio aspira.

Da Goodreads sul libro
“The Picture of Dorian Gray and Other Stories”
(“Il ritratto di Dorian Gray”)
di Oscar Wilde

Sull’edonismo che rende cinici e vuoti

Gran bella lettura questa di Oscar Wilde, che ho avuto l’avventura di affrontare in lingua originale. Un testo del tardo ottocento ed un autore decadente ed esteta han voluto dire, per me che pure sono stato esposto per anni a quella cultura, un mare di nuove parole da ricercare e di dettagliati riferimenti descrittivi, dagli abiti alle carrozze ai mille oggetti delle collezioni di Dorian, da decifrare. Con grande piacere nel farlo nonostante la complicata lettura.

Ma se lo stile è antico, le tematiche trattate sono tutte sorprendentemente attuali. E’ impressionante la modernità di argomenti come il desiderio della bellezza eterna e del suo potere di fascinazione nonostante l’amoralità di chi ne è portatore, la ricerca del piacere fine a sé stesso ed ad ogni costo e l’insensibile cinismo che ne deriva, l’ideazione di pietose giustificazioni di fronte ai propri rimorsi ed i sottili meccanismi del piacere del plagio in chi lo fa e lo subisce.

Il tutto presentato al lettore con aristocratica leggerezza, a partire dall’idea geniale di non dare alcuna spiegazione al potere del ritratto, che è solo il frutto del desiderio ingenuo di Dorian di eterna giovinezza. Ciò che interessa è il percorso morale di Dorian. Sotto la guida del suo cattivo maestro, continuerà nella ricerca del piacere sempre meno preoccupato delle conseguenze delle sue azioni perdendo pian piano la sua originale umanità. Che non ritroverà più.

Roma, 16 Giugno 2019 – Leggimi anche su
https://www.goodreads.com/review/show/2090435372

10 pensieri riguardo “Il plagio

    1. E’ vero che sono tanti e che ora si possono far ascoltare. Ma è anche vero che la scuola è stata sistematicamente indebolita e quei temi di impegno e comunità che una volta interessavano i giovani oggi sono quasi assenti, sostituiti da temi edonistici. O almeno questa è la mia sensazione.

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      1. Sì, la scuola non è più all’altezza, ma i danni vengono da lontano, dai tempi dell’università dove la contestazione ha comportato lauree regalate. Conosco quel periodo. Si salvarono solo le facoltà come ingegneria, dove c’era poco da scherzare. Però le lauree umanistiche subirono un tracollo, proprio quelle formative della persona. È ormai un circolo vizioso.

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      2. Complimenti per la laurea in ingegneria. Sì, il cerchio si è completato. Oggi trovo diplomati alla cassa dei supermercati, non perché il lavoro non ci sia, ma perché di più non possono aspirare. Senza offesa per chi fa quel lavoro, perché ogni persona è degna e ogni lavoro è degno. Sto parlando solo di preparazione e cultura.

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  1. Ho iniziato a realizzare tempo fa che stiamo diventando una società improntata sulla politica pubblicitaria della “happy Betty” 🙂 Bruno Bozzetto però ha anche scritto un finale … che è inappellabile alla fine.
    E un Ben tornato ad esprimerti qui Roberto.

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