Progetti

Piazza del Popolo (Latina, 2018).

Nella vita ci sono molte scelte ed accadimenti che sono legati per molti versi all’impulso di un momento, senza troppo riflettere e spesso senza particolari conseguenze. Quando scegliamo un libro da leggere, quando decidiamo cosa vedere al cinema, quando organizziamo una serata o semplicemente una passeggiata per vetrine, magari finendo per comprare un nuovo paio di pantaloni. Cose pensate al volo non particolarmente complesse da realizzare. Poi però ci sono altre cose più importanti e complicate, in cui la sola decisione non basta. Occorre anche la capacità di progettarle nei loro dettagli e di portarle avanti nel tempo, con la costanza e la forza d’animo di seguirne i vari passaggi fino alla loro completa realizzazione. Queste cose sono i progetti, e sono quelli che, se realizzati, ricordiamo con particolare soddisfazione. E che magari ci hanno cambiato la vita.

Se penso alla mia, il primo progetto ambizioso ed importante che mi viene in mente fu il viaggio per l’Italia dopo la maturità. Con i miei amici Guido e Gaetano ragionammo per tutto l’inverno sull’idea del nostro viaggio di formazione, sulle cose necessarie, sui mezzi e sull’itinerario. Comprammo zaini e canadese, mettemmo da parte le risorse necessarie, tracciammo itinerari da percorrere in treno ed in autostop, che allora ancora si poteva. Dalle coste alle città toscane, dalla Liguria fino al Monte Rosa, e poi Milano e Venezia, Bologna e l’Umbria, un viaggio di oltre 40 giorni per lo più in condizioni di fortuna, andando a toccare con mano quelle cartoline nella nostra mente e visitando amici. E conoscendone molti altri, spesso per la vita. Appena diciottenni o quasi, responsabili di noi stessi e delle nostre scelte. Fu un viaggio importante che ci cambiò profondamente.

Un secondo progetto che cambiò la mia vita fu certamente legato alla decisione di completare la mia laurea. I primi due anni all’università avevano portato pochissimi esami, anche se con buoni voti. Ero in quello che potremmo definire un classico periodo di crisi esistenziale, che poi ci siamo passati tutti, ma io non ne uscivo. Alla fine decisi di rinunciare, feci qualche concorso da diplomato e poi partii militare. Qui conobbi Roberto, un ingegnere che mi diede nuove motivazioni, e così decisi di riprovare. Già sotto naja cominciai a seguire corsi serali all’università e diedi l’esame di Fisica che mi aveva bloccato. Poi pianificai nel dettaglio le ore di studio e gli esami da dare. Come un operaio, il mio lavoro erano le 8-10 ore di studio al giorno e recuperai molto del tempo perso. In pratica, tenendo conto del militare, persi solo un anno ed infine mi laureai con la lode.

Ciò aprì le porte al prossimo progetto. Che era quello di una vita professionale ricca di esperienze umane e di viaggi per terre lontane, e che mi avrebbe permesso infine di ritirarmi in anticipo dal mondo del lavoro per seguire altri interessi. Fui quindi assunto da una società del gruppo Montedison nel campo dei polimeri e pian piano dalle mansioni tecniche passai a quelle gestionali e poi manageriali. Ebbi la possibilità di vivere in varie città italiane e poi anche all’estero per lunghi periodi, di viaggiare oltre ogni mia immaginazione e conoscere mondi diversi. Nel frattempo, imparavo a gestire finanziariamente le risorse che via via mettevo da parte nella prospettiva futura di quel ritiro che già alle superiori ipotizzavo. Cosa che effettivamente avvenne alcuni anni fa, quando le condizioni di lavoro si fecero meno gratificanti dopo un cambio di proprietà.

Ho portato l’esempio di tre progetti che hanno cambiato la mia vita, e sicuramente ognuno di voi ha storie simili ed importanti da raccontare. Storie in cui, al di là del quotidiano, è stato importante guardarsi allo specchio e prendere una certa decisione, per poi trovare in sé costanza e forza per la sua realizzazione per un cambiamento fondamentale. Più recentemente ne avevo anche un altro di progetto, bello ed ambizioso e da condividere. Un progetto cresciuto pian piano, ma allo stato attuale sgretolatosi. Riguardava anche la città di Latina, essa stessa nata come parte di un progetto ben più colossale quale è stato la bonifica della Pianura Pontina. Un progetto ben avviato e poi distrutto dagli eventi bellici. Ma infine, come a volte accade, ricostruito ancora migliore perché era un buon progetto, come ci ha raccontato il suo illustre cittadino Antonio Pennacchi in due suoi bei libri.

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Da Goodreads sul libro
“Canale Mussolini – Parte prima”
di Antonio Pennacchi

La campagna racconta la nostra storia

Ecco, tu vedi il Pennacchi in televisione con la sua scoppola, sorridi alle facezie e lo trovi simpatico. Simpatico il suo tono popolare e la passione politica. E pensi che sia un bel personaggio televisivo, tipico rappresentante di un basso Lazio forse non nobile, con tutti i suoi limiti. Ma forse invece no, quando poi il Pennacchi ti presenta questo po’ po’ di romanzo che rimette i puntini su alcune delle ‘i’. Romanzo originale nello stile apparentemente semplice, appassionato e scorrevole, e che testimonia una parte importante della nostra storia. Lo fa dal basso, dalla parte della gente contadina che l’ha creata giorno per giorno con le proprie mani, ma l’ha anche subita nelle scelte fatte dall’alto.

Sono tre le chiavi di lettura importanti di questo racconto, che scorrono parallele e senza soluzione di continuità. E la prima è senz’altro relativa alla cultura contadina italiana tra le due guerre. I contadini della bassa ferrarese ed i loro vicini che ci raccontano della vita a mezzadria e poi nei poderi pontini, delle loro famiglie allargate e della loro cultura, dei rapporti tra le persone e dell’educazione dei bimbi, del loro lavoro quotidiano e di come la storia li toccasse tra un raduno in piazza per la fondazione dei fasci ed una guerra. Un mondo di valori e tradizioni, solidarietà e drammi, e di dignità. Il racconto da vicino e con profondità e dettaglio della vita di ogni giorno tra le mille mansioni da curare.

La seconda chiave è l’epopea della bonifica delle pianure pontine. Che ci riporta all’ultima grande opera pubblica di una qualche importanza. Il recupero di migliaia di ettari di terre coltivabili e la loro redistribuzione a gente che aveva bisogno di pane e lavoro, la fondazione sistematica di nuove città a partire da Littoria-Latina, e poi Sabaudia, Aprilia, Pomezia e via fondando. Laddove tanti prima avevano fallito, dai romani al regno pontificio a Napoleone, l’italietta povera delle sanzioni riuscì a prosciugare le paludi malsane, disboscare e dissodare nuove terre per un popolo allora costretto ad emigrare. Non una cosa da poco, raccontata anche qui dal Pennacchi con passione e ricchezza di dettagli.

Ed infine la terza chiave, la più delicata, che è il racconto del fascismo. Non il fascismo dei cinegiornali, ma quello nato in Emilia. Fatto di uomini, e quindi di buoni propositi ed ambizioni personali, fatto di avvenimenti pubblici e di vita paesana con le discussioni all’osteria. E che poi arriva in parlamento e prende il potere. E si prova a mantenere le sue radici popolari benché autoritarie, i suoi propositi sociali. E di come tutto ciò abbia influito sulla vita di ogni giorno ancora dal punto di vista delle campagne. Per poi trovarsi coinvolti ora nell’una ora nell’altra guerra per calcoli sbagliati, forse per quella sua essenza provinciale originale. Ed infine la narrazione della sua disfatta senza onore.

L’epopea della famiglia Peruzzi è quella dell’Italia contadina tra le due guerre, tempo di sconvolgimenti. Che affronta grandi imprese decise altrove, alcune riuscite ed altre fallite. Un’Italia che, come oggi, segue la corrente e cerca di trarne il meglio. Il buon Pennacchi non condanna il fascismo, e potrebbe essere grave, ma neanche lo esalta. Il suo racconto è cronaca personale, quella che ognuno di noi avrebbe vissuto se fosse nato in quei tempi. Un giorno alla volta, tra gente sostanzialmente perbene. La cronaca di una famiglia unita, di una terra pontina conquistata al nulla ed orgogliosa di ciò che è diventata, e di un regime specchio di un popolo che, oggi come sempre, è grande e misero insieme.

Roma, 30 Marzo 2019 – Leggimi anche su
https://www.goodreads.com/review/show/2760513085

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Da Goodreads sul libro
“Canale Mussolini – Parte seconda”
di Antonio Pennacchi

Bravo il Pennacchi, ma…

La ‘Parte seconda’ per me non regge il livello della prima.

Tre erano i punti di forza in prezioso equilibrio del prequel, che per me erano la cultura contadina tra le due guerre, l’epopea della bonifica pontina e la descrizione dell’ambientazione storica fascista nella sua evoluzione. Ma non li ho ritrovati così equilibrati ed appassionanti.

La cultura contadina viene ormai smarrita man mano che Littoria-Latina diviene sempre più realtà urbanizzata ed i suoi protagonisti sempre meno legati al clan dei Peruzzi. E la bonifica pontina è ormai completata, poco può essere aggiunto di epico e memorabile.

Ancora molto interessante invece l’ambientazione storica. Dalla resistenza ed i suoi mille episodi più o meno eroici e conosciuti dall’armistizio in poi all’evoluzione politica repubblicana col rapporto speciale tra De Gasperi e Togliatti sino al potere della DC di Andreotti.

E’ chiaro che il buon Pennacchi ha fatto i salti mortali per riuscire a dare dei contenuti in questa opera dopo quello che era il libro di una vita. Ma secondo me non ce l’ha fatta. Resta ancora Latina e la sua storia recente, ma non ha più lo spessore di rilievo nazionale di prima.

Roma, 8 Aprile 2019 – Leggimi anche su
https://www.goodreads.com/review/show/2760519116

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