La notte

Via del Portico d’Ottavia (Roma, 2019).

E’ mattino presto e sono al ghetto. La Sinagoga dietro i grandi platani è luminosa nella luce del mattino, ma il Museo Ebraico oggi non aprirà, è sabato. Passeggio per via del Portico d’Ottavia tra le botteghe, vado a salutare la mia bella fontana del Pianto in piazza delle Cinque Scole. La mente viaggia altrove per un attimo, sulle colline dell’appennino.

Ma la riporto qui, in Largo 16 Ottobre 1943, un altro sabato e ben altri dolori. Furono 1024 le persone rastrellate ed inviate due giorni dopo al campo di concentramento di Auschwitz. Solo quindici uomini e una donna ritorneranno, e nessuno dei duecento bambini, vittime della follia umana. Mi siedo ad un bar, ordino un caffè ed un dolce alle visciole. E leggo.

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Da Goodreads su “La notte” di Elie Wiesel:

E la notte arrivò, per sempre

Difficile rifletterci, mettere insieme le immagini, i frammenti, le sensazioni e lo sgomento in poche parole. Tutto diventa sempre più cupo nel seguire il percorso di un ragazzino, quello che oggi sarebbe poco più che un idiota, mentre passo dopo passo, tra sporco freddo sonno fame e dolore senza fine, perde la sicurezza e la pace, la dolcezza della madre e delle sorelle, la fede così importante, e poi la solidarietà della propria comunità e degli esseri umani accanto a se, e poi il padre e magari anche la devozione verso di lui, e infine forse anche quel rimorso. Resta il nulla, resta la notte che lo accompagnò da allora per sempre, sopravvivendo in mezzo ad una umanità distratta e sciocca. E che dovrebbe accompagnare anche noi per non dimenticare.

“… non mi ero più visto dal ghetto. Dal fondo dello specchio un cadavere mi contemplava. Il suo sguardo nei miei occhi non mi lascia più.”

Roma, 18 Novembre 2016 – Leggimi anche su
https://www.goodreads.com/review/show/2087710389

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