
Sono stati giorni difficili, lo sono ancora.
Giorni in cui sono stati superati limiti per l’impossibile e l’assurdo. Giorni di buona volontà in rivoli per la pianura arsa e di allineamenti cosmici sfavorevoli. Giorni di parole accorate ed azioni scivolate via come gocce sul vetro, di consapevolezza per sconosciuti dolori e rancori e ancor più consapevoli contrizioni. Giorni di menzogne per pietà e scudi levati, sfoghi rabbiosi e timori, e anche di cattiveria ed umiliazioni. Di distanze e dolorosi silenzi.
Giorni di tristezze abissali e speranze inverosimili, di lacrime all’improvviso e sorrisi indulgenti. Giorni di corridoio, di incubi che divorano sogni, di disgusto e rabbia. Giorni di malattia e di benessere ad ogni costo. Giorni a guardare attonito un destino fra le mani per decidere se fosse inutile proteggerlo e gettarlo giù, o talmente bello da sapere di dover resistere, e che poi decidi. Giorni di pensieri nella testa. Assordanti, insopprimibili.
Servirebbe una tregua, un silenzio buono, guardando un orizzonte. Mentre ti appoggi al mio braccio e sorridi benevola, al di là di tutte le cose. Vicina all’anima stanca.
Portami al mare.
Quanto hai ragione, in certi giorni neri ci vorrebbe una tregua,
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