C’era una volta…

Castel Sant’Angelo (Roma, 2019).

Così iniziavano le belle favole di un tempo, e questa non può e non vuole naturalmente fare eccezione. Questa che vuol essere una favola d’amore antica con principi e principesse, draghi e giullari, ma che è moderna per il suo finale non definito o semplicemente perché forse non tutti poi vissero felici e contenti. E dunque, tornando alla nostra favola, c’era una volta e per la precisione un anno fa esatto, un bel castello segreto. In quel giorno nel castello segreto un principe attendeva con trepidazione la sua bellissima e adorata principessa, come ogni altra volta che il loro incontrarsi era stato possibile. Non era sempre così semplice vedersi, perché lei era prigioniera di un orco che, seppure un poco malmesso, non le permetteva di fuggire dal suo principe ogni volta che lei desiderava. Quello come molti altri ostacoli erano lungo la loro strada, ma il principe e la principessa li conoscevano bene ed erano sino a quel momento convinti che insieme e con pazienza li avrebbero superati nel tempo. E anche quel giorno la principessa riuscì a raggiungere il castello dove il principe la attendeva. Per fare l’amore l’un l’altro con tutti i loro sentimenti ed anche tutto il resto. Quella volta, però, qualcosa di grave e forse sino ad allora inimmaginabile stava per compiersi. Mentre si amavano lei, che stava pian piano perdendo la fiducia e la speranza di un futuro felice insieme, pianse. Pianse intensamente e a lungo, ma non volle spiegare al principe il perché. Dentro di lei stava però per decidersi il futuro della loro vita, una decisione che avrebbe portato comunque ad entrambi tanto dolore e tante sofferenze. Quella fu l’ultima volta infatti che qualcuno fece l’amore con il principe, e forse fu anche l’ultima volta che qualcuno lo fece davvero con la principessa.

La principessa si era infatti decisa ad allontanarsi dal suo principe per mille ragioni anche dolorose e che le sembravano giuste, ma che non volle affrontare e risolvere con lui per molto tempo. E mentre lo incolpava di mancanze non sempre reali, ma plausibili per giustificare con lui e con sé stessa la sempre maggiore distanza che sentiva, o mentre magari rifletteva invece sulla differenza d’età o altre questioni a lui non note, cominciò pian piano a guardarsi intorno per reami reali e virtuali alla ricerca di un nuovo amore che riuscisse a farle dimenticare il suo bel principe. Non era affatto sicura che ci sarebbe riuscita perché il loro era un amore così grande, ma il fato volle che tra i tanti personaggi da fiaba o che ne raccontavano che incontrò, tra i primi fosse un folle stregone ramingo che dava senso alla sua vita passando da una avventura all’altra e vestendole da grandi amori. Con i suoi sortilegi, costui le fece pian piano dimenticare l’amore per il principe mentre al contempo, tramutatosi in drago, attaccava con violenza lui o chiunque lo affrontasse. Ma per lei poi si tramutava ogni volta in eroe sofferente da fiaba triste, quelle che raccontava sia a lei che a se stesso. Solo con se stesso però faceva l’amore, lasciando alle proprie prede un’arida fisicità. E solo per il tempo di alimentare il suo ego coi fasti di una nuova avventura da raccontarsi e raccontare. Al giungere della noia, avrebbe convinto la sventurata di turno del valore poetico della sua ricerca di nuovi amori effimeri, denigrando quello eterno che ella pure aveva tanto desiderato. Era il suo modo elegante per poterla allontanare, ma non troppo così da poter continuare ad alimentare il proprio ego anche dopo, mentre si preparava a vivere nuove sfide. E così fu anche quella volta.

Lo stregone sfumò dunque verso l’orizzonte avvolto in una nebbia di parole, e con lui sfumò evidentemente anche quello che la principessa aveva scambiato per grande amore. Lei ed anche altre vicino a lei, evidentemente. Le sprovvedute damigelle della principessa, infatti, che parlandole del principe le avevano suggerito considerazioni profonde ed evidentemente ben informate, pur non conoscendolo affatto, come ‘ma l’amore è un altra cosa’, avevano invece celebrato festose l’arrivo del famoso stregone in paese, prima di ammutolire naturalmente di fronte al nulla che vi lasciò. Di fronte a questo suo nuovo grande dolore la principessa disperata non volle subito rassegnarsi e cercò di dimostrare allo stregone di essere alla sua altezza, e che anche lei avrebbe saputo trovare se stessa divenendo raminga anch’essa e passando quindi da un’avventura all’altra con effimera e cinica leggerezza. Lo avrebbe così riconquistato, o magari come seconda opzione avrebbe solo ritrovato l’amore di un nuovo cavaliere. Non che fosse proprio abituata a tutto quel cinismo, ma si fece coraggio e conobbe molti nuovi cavalieri più o meno celebri tra i sapienti ed anche tra i giullari, perché celebri era bene che fossero e magari di cultura, ma questo meno necessariamente. Qualcuno lo conobbe più da vicino di altri, e persino nei sobborghi del castello del suo amato principe dove fu intravista. Ci volle certo coraggio per affrontare quella avventura senza farsi travolgere dai sensi di colpa, ma lei era ormai decisa a non fermarsi davanti a nessun ostacolo per dimostrare la sua nuova forza. Anche quell’amore, però, si dimostrò poi per ciò che non era. E così la principessa continuò nella sua ricerca tra fasi di entusiasmo e momenti di dubbi e solitudine che pure combatteva.

Ed il principe in tutto questo frangente cosa fece? Il principe dapprima cercò in tutti i modi di difendere quel loro grande amore. Cercò di comprendere se e dove avesse sbagliato e di porvi rimedio sincero con tutte le sue forze, ma il sortilegio dello stregone che si era sviluppato per lungo tempo nell’ombra era ormai troppo potente, e ogni suo tentativo otteneva l’effetto opposto facendo allontanare la principessa ancora di più. Fallì dunque miseramente e si ammalò, rimanendo quasi senza dormire e mangiare per mesi. E siccome le maledizioni non si realizzano mai da sole, perse anche la vicinanza di tutti i suoi amici e di tutti i suoi familiari. Si trovò infine completamente solo e ammalato mentre il castello andava in rovina. I suoi nuovi consiglieri, persino la sua stessa amata e tutti nel reame continuavano a ripetergli ‘lasciala andare, lasciala andare…’ e, per quanto ciò gli sembrasse assurdo per tutto l’amore che aveva creduto li avrebbe uniti per sempre, cominciò a capire che non c’era nulla tra le cose che lui potesse fare allora che avrebbe potuto farla riavvicinare. L’unico modo di uscire da questo dramma, forse, era di provare a tornare a vivere e riscoprire il nuovo sé stesso che da questo dramma era stato generato. Per non morire di quell’amore, dunque, doveva lasciarlo andare e riprendere a vivere solo per sé stesso. E così si decise a fare. Ritornò pian piano a dormire e mangiare, si prese cura ogni giorno ancora di più del suo corpo e della sua mente, e tra le rovine del suo reame cercò con determinazione nuovi amici e nuove occasioni d’incontro, nuove sensazioni ed una nuova vita da lì dove si era bruscamente interrotta. Una nuova vita per essere pronto a tornare felice in tempi più maturi, perché tornasse a ricordare che c’è sempre una speranza.

E la favola del principe e della principessa oramai non più felici da lì continuò, per strade parallele ed ancora sconosciute, e non ci è dato di sapere la fine della storia. C’è chi dice che per lungo tempo da quell’ultimo incontro al castello di un anno fa il principe e la principessa non furono mai più amati sinceramente e così tanto da qualcuno. Che incontrarono nuove damigelle e nuovi cavalieri, fecero naturalmente del buono e del cattivo sesso, e che forse usarono persone o furono usati da altri lontani dal loro cuore, ma che nessuno fece più l’amore con loro. E da quello che un tempo sembrava per entrambi il sogno d’amore di una vita, quello che non avevano mai conosciuto prima e sarebbe durato per sempre, si ritrovarono a camminare tra le macerie proprie ed altrui. Il castello segreto fu comunque pian piano restaurato, ma non in tutte le sue stanze perché le più importanti rimasero chiuse. Scomparvero pian piano tutti i ritratti della principessa meno uno, ed anche tutte le cose che ricordavano la loro bella storia, fatto salvo forse un segnalibro di Chagall. Il castello segreto ora è lì, bello e quasi disabitato, col principe ancora troppo solitario nel ricordo di quell’amore grande che avevano ricevuto in dono, ma che alla fine non avevano riconosciuto ed insieme difeso dalle proprie paure e incomprensioni. Ora è di nuovo un gran bel castello, pur con le sue stanze chiuse di cui il principe non vuole dare spiegazioni, e che attendono forse qualcosa. Se mai, fra mille anni, torneranno ad essere aperte, ci saranno lavori da fare per riportare la luce vera che era in quelle stanze. Lavori complicati ed importanti, ma il principe sa che ne varrà la pena perché allora sarà finalmente un castello bellissimo, ancora più bello e luminoso di prima. Se mai accadrà.

E c’è anche invece chi dice che, fortunatamente, sia il principe che la principessa molto presto dimenticarono i propri antichi dolori e si innamorarono perdutamente di nuove damigelle e cavalieri, e che vissero felici da allora. Lasciando andare gli amori passati e andando incontro al futuro con gioia. Ma questa, lo capite anche voi, è tutta un’altra favola.

—ooo0ooo—

E’ quella raccontata una fiaba d’amore moderna in cui, pur in presenza di principi e principesse, orchi e stregoni, damigelle e giullari secondo gli schemi antichi, e nonostante le peripezie dei protagonisti, non è dato sapere se si verrà poi premiati da un lieto fine.

In alternativa, un altro modo di immaginare una moderna fiaba d’amore potrebbe essere invece di ambientarne le vicende non in un mondo di fiaba, ma tra SMS, lavori precari e consultori familiari. Ed allo stesso tempo, salvarci l’animo con un nuovo ‘happy ending’.

E’ quello che ha fatto la brava Laura Leo quando ci ha narrato la storia d’amore di Micol e Nicolò nel suo romanzo. Anche qui, la storia di un grande amore oltre il concepibile, e poi tradimenti e distanze. E, stavolta, riavvicinamenti. Ma ne deve valere veramente la pena.

Da Goodreads sul libro
“Le persone che si amano” di Laura Leo

L’amore 2.0 non è così diverso, si soffre ancora

Ho conosciuto Laura per caso nel mondo dei bloggers, laddove si viene incuriositi da una foto o da un frase letta al volo. Un mondo di gente a volte un poco solitaria, forse loro malgrado, e di chi ha bisogno di esprimere cose che sente e che non trova altrimenti modo di comunicare al resto del mondo. E’ vero che non tutti i bloggers sembrano a prima vista persone equilibrate in senso sociale o personale, e c’è tra loro chi cerca disperatamente conferme alle proprie capacità, magari di artista o anche solo scrittore, anche laddove non ve ne sono affatto. Ma c’è anche chi invece ha qualcosa da dire di interessante e vero, e si prova a farlo mettendo giù i propri pensieri per sé e per gli altri.

Laura, ad esempio, è tra questi ultimi e me lo ha dimostrato nelle sue pagine, nei suoi scritti con analisi intime e personali di sé, dei propri sentimenti e di come questi nascano dal proprio vissuto. Che è di storie familiari ed esperienze sentimentali vissute intensamente. Con una visione mai superficiale, poco indulgente e conscia dei propri ed altrui meccanismi. Insomma, Laura si lascia leggere perché scrive bene e scrive di cose importanti, di ciò che si sente nel profondo. Così, in questi che continuano per me ad essere giorni intensi lungo il mio percorso, ho voluto approfondire la visione del mondo dei nostri sentimenti di Laura , e l’ho fatto tramite questa sua opera prima.

Avevo naturalmente i miei dubbi. Laura è giovane, ha autoprodotto questo libro e poteva forse essere più convinta delle proprie capacità di scrittrice di quanto fosse nella realtà lecito. E cominciando a leggere ho avuto per un attimo questa sensazione di acerbo, di parole ed immagini fuori dimensione rispetto al quadro delineato, e magari del bisogno di un buon revisore di bozze. Ma poi… poi la vela si apre, ed il racconto cresce e ti sorprende. Parliamo ancora di amore, è vero, e non ci si dovrebbe più sorprendere ormai. Ed è un amore 2.0 di questi giorni per me nuovi, ma nonostante questo è intenso, assoluto, e poi drammatico nella sua realtà e dentro l’animo dei protagonisti.

Laura ha mantenuto ed ampliato le mie aspettative sulle sue capacità di guardare in modo profondo dentro di sé. Tenendo conto dei propri valori assoluti, ma anche delle proprie contraddizioni. Dei dubbi e delle certezze, della disperazione e dell’estasi cui ci conducono i sentimenti ed anche, a volte più di quanto dovrebbe, del fato. I protagonisti Micol e Nicolò si incontrano e si scelgono, ma poi vivono il dramma della separazione. Micol ce lo fa rivivere nel racconto del suo quotidiano in ogni suo gesto ed ogni suo pensiero che non possono distinguersi tra loro. Ce ne narra le ragioni e ne segue il percorso oltre la razionalità, ci mantiene sospesi come spesso ci accade tra la dura realtà e la speranza.

Come finisce non ve lo dico naturalmente, e anche Laura potrebbe averci raccontato un finale come di un sogno ad occhi aperti. Il perché sarebbe evidente, è nella vita stessa. Quello che posso dire, però, è che nei momenti cruciali della vicenda mi sono emozionato, ho sottolineato, ho letto e riletto. Perché se è vero che le vicende raccontate non sono estranee a nessuno, è anche vero che quasi mai riusciamo a rifletterci in modo così approfondito e senza raccontarci balle. Nonostante l’età, Laura lo fa, lo fa bene per una sua abitudine immagino tratta dalla vita reale, e ci costringe a seguirla. E questa opera prima, come quasi mai accade, vale. Ed è di buon auspicio per nuovi viaggi, spero così intensi.

Il rating? Un 3 stelle abbondante di apprezzamento ed incoraggiamento. La quarta stella, come sempre, è perché Laura è una mia ‘amica’ blogger. Di quel mondo pieno di folli più o meno velati, dove ogni tanto però si ha la fortuna di incontrare qualcuno meno folle e più interessante di altri.

Come Laura.

Roma, 8 Agosto 2019 – Leggimi anche su
https://www.goodreads.com/review/show/2882434467

2 pensieri riguardo “C’era una volta…

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