Il nano

Amici (Castiglione della Pescaia, 1978).

Siamo stati tutti giovani, credo, e tendenzialmente tutti idealisti ed ingenui. E ai miei tempi molti anche cantautori. Ci cibavamo di De Gregori e Guccini e dei tantissimi grandi artisti di quei tempi che abbiamo avuto la fortuna di vivere. Passavamo le giornata cantando insieme e da soli, con i calli alle dita della mano sinistra a forza di spingere quelle corde. E scrivevamo canzoni ingenue e semplici, sulla rivoluzione e sulle sofferenze d’amore, contro i padroni e sulla bella lontana di cui ci eravamo innamorati in campeggio.

Ne scrissi un bel po’, su qualsiasi pezzo di carta capitasse tra le mani, e le ho ritrovate in un vecchio quaderno ad anelli con le trascrizioni delle canzoni più amate, che non c’era mica internet per trovarle al volo. Le cantavo con i miei amici, Gaetano ‘Segovia’ che non aveva orecchio e studiava chitarra classica, e Guido ‘Il moro’ che non sapeva suonare, addetto alla ritmica. Finimmo anche in una radio di quelle cosiddette ‘libere’ a Ladispoli, ricordo che Guido suonò con due cucchiai al modo irlandese, più o meno.

La canzone che più ci piaceva cantare aveva ritmo ed era chiamata ‘Il nano’, laddove una giovane ragazza ancora ingenua comincia il suo percorso alla scoperta del mondo. Lo scopre competitivo e violento, anche lei poi coinvolta in questa che è la lotta per arrivare in cima. Lo fa tradendo sé stessa e se ne dispera. C’era dunque già la consapevolezza che il mondo ci avrebbe cambiato. Avrebbe cambiato quei ragazzi tutto sommato ingenui, le loro amicizie ed i loro ideali, li avrebbe pian piano resi più ‘maturi’.

Che è quello che succede ai più. I ragazzi leggeri ed idealisti perdono l’ingenuità e la sensibilità diventando pesanti e cinici, diventano le brutte persone che perlopiù ci circondano. Con due varianti. Così ci sono coloro che restano leggeri ma diventano cinici, Peter Pan malvagi che non si preoccupano di fare del male mentre pensano solo a se stessi. E ci sono gli altri, i pochi, che comprendono il mondo e allo stesso tempo decidono di affrontarlo dalla parte del bene, rimanendo le belle persone che erano.

Questi ultimi meritano tutta la nostra ammirazione.

Il nano

Sopra l’alto monte il sole s’alzava presto
La trovava già mentre scendeva a valle
Col bastone in mano lei seguiva il sentiero
Incontrava un uomo e gli chiedeva la strada
Per andare lontano

Gli occhi al cielo azzurri e un cuore sereno
Prese il mondo in mano e cambiò il suo destino
Quando poi arrivò si guardo un poco intorno
Vide zombie e iene combatter tra loro
Per divorare un nano

Il nano la chiamò e le disse di non temere
Quelli che tu vedi erano esseri umani
Vennero dai monti ingenui e idealisti
Ma giunti in questa terra cambiarono presto
Presto, presto, cambiarono presto

Io qui sono il saggio, io sono il potere
Chi di me si ciba non dovrà più temere
Ma poi il nano tacque, la donna cambiava
Anche lei era un mostro ora e si avvicinava
Si avvicinava al nano

I suoi denti aguzzi strappavan le carni
Le strappava al nano, ma il nano rideva
Quand’ebbe finito poi capì il suo destino
Ora lei era il saggio, lei era il potere
Presto, presto, capì molto presto

Guardava quei mostri combatterle davanti
guardava quei mostri e intanto piangeva
Presto, presto… il nano rideva
Presto, presto.. lei ora piangeva

Sol Re Lam Do (e basta…)

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