La metafora

Fiori in attesa (Roma, 2018).

C’è un mazzo di fiori nel vaso sopra la mia tavola, ricordo di una bella giornata, in mezzo una rosa. Lasciandoli tranquilli, si sono seccati, ancora nella loro composizione originale. Sono belli e danno all’ambiente un tono vagamente malinconico. ‘Tienili qui, fai seccare la rosa così poi la possiamo conservare’. Ed io ho fatto come mi è stato detto, naturalmente, ed ho lasciato seccare la rosa che ora resterà eternamente e tristemente bella.

Le cose poi si sono complicate, nessuno è venuto a riprendere quel fiore. Rimane lì, testimone di una bellezza ineguagliabile e ferma nel tempo, e così sarà. A guardarla, un poco troppo ferma magari. Mancano i colori, mancano gli odori, manca la vita. E senza la vita manca il senso. Guardo ancora quei fiori, quella rosa, e mi chiedo quando verranno ripresi, semmai lo saranno. Li guardo, e penso… che sono una cacchio di metafora.

Il fiore è veramente bello e unico se è vivo. Va accudito, rinnovato, protetto. Non basta fermarsi ad ammirarlo eternamente bello, ma va mantenuto fresco e così rendere vivi noi stessi coi suoi colori ed i suoi odori, magari con gli afidi e le muffe di cui occuparsi perché la sua bellezza resti eterna, si, ma eternamente viva. Così la rosa, così altro. Ora lo so, e saprei cosa fare. Fiori sempre freschi, e intanto questi stasera mi sa che li frullo.

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