La disperazione

A casa di Luis (Roma, 1982).

Disperazione, quella vera, è parola importante, da usare con parsimonia. E’ perdere ogni speranza di superare una situazione foriera di grande difficoltà e dolore irreversibile, e vuol dire ammettere la propria drammatica impotenza nel controllare il proprio destino pur sapendo di andare verso la catastrofe. Vuol dire aver fatto tutto il possibile e magari l’impossibile per riuscire ad evitare il dramma, aver riflettuto sulle cause e perseguito cambiamenti che avrebbero potuto risolvere la situazione. Ed avere comunque fallito.

La mente sconvolta non riesce a pensare ad altro, il corpo si ammala e perde le proprie esigenze, non sente più il bisogno del dormire e del mangiare, la vita stessa perde ogni prospettiva. In un attimo anni di futuro più o meno sereno si volatilizzano e una macchia indelebile si forma nell’anima. Fino a precludere l’idea di ogni altro futuro. Se la propria morte è il dramma di un attimo, è questa disperazione che accompagnerà per il resto dei propri giorni. La propria vita sarà cambiata per sempre in modo drastico.

Non tutte le disperazioni sono uguali. Alcune sono causate da elementi esterni contro cui non è possibile combattere, come le decisioni altrui. Un padre di famiglia, con le responsabilità che ciò comporta, che perda il proprio lavoro e non riesca, nonostante i suoi sforzi, a trovarne più un altro sarà disperato per le conseguenze che ciò porterà ai suoi cari. Tutto cambierà, e probabilmente anche i rapporti interpersonali tra cari. Tutto ciò che ha amato e per cui ha lavorato può andare perduto, e probabilmente lo farà.

Altre disperazioni non dipendono da nessuno, sono conseguenza di ciò che chiamiamo fato. La dipartita di un congiunto per un fatto accidentale od una malattia portano una disperazione cupa, quella di non poter vivere ancora insieme la vita, le sue gioie ed i suoi momenti difficili nonostante la comune volontà, quelli che danno il senso della propria esistenza e ti fanno pensare di aver fatto bene. Anche allora la propria vita cambierà, si continuerà magari a vivere, ma nei ricordi comunque inossidabili nel loro valore.

C’è poi un’ultima disperazione devastante, ed è quando le cose accadono per colpa propria. Un amore unico che si allontana, per esempio, per propri errori gravi anche in buona fede, ma che aprono un solco tra le persone e rendono la riconciliazione molto complicata. Nonostante la propria volontà di ravvedimento, nonostante tutto ciò che si era l’uno per l’altro, possono smarrirsi le ragioni che tenevano legati. E la disperazione per colpa propria non consente di perdonarsi, continuerà a fare compagnia per sempre.

Disperato è dunque colui che non può cambiare il proprio destino tragico perché non è più nelle sue possibilità. Ma anche nella disperazione si può trovare ancora quel briciolo di speranza cui aggrapparsi e che potrebbe cambiare le cose. Al padre potrebbe essere offerto un nuovo lavoro in modo inaspettato, chi ha perso la persona cara potrebbe convincersi che hanno ragione le scritture e ritrovarla nell’aldilà, gli amanti potrebbero far parte di un ordine superiore delle cose e avere ancora occasione di ritrovarsi, dopo tutto.

Perché anche nella disperazione possiamo conservare una speranza. Che qualcosa, stavolta al di fuori del nostro controllo, ci aiuti e ci renda la serenità.

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