
L’amicizia, quella importante, sembra un tema scontato e sembra facile parlare del suo valore e della sua bellezza che arricchisce la nostra vita. Questa parte ve la risparmio. Meno facile invece è parlarne pensando ai momenti difficili, quelli in cui ci si allontana. Perché per l’amicizia non è come con i familiari, che bene o male ti restano intorno e anche dopo una crisi difficile è sempre possibile ritrovare superando le divergenze che hanno separato. Nel caso degli amici importanti, che a volte sono stati anche più significativi nella nostra vita di un familiare, quando ci si separa si corre il rischio di allontanarsi per sempre. Ed è un rischio mortale, quasi sempre senza ritorno. Che ci impoverisce.

I primi amici importanti che mi vengono in mente sono quelli delle superiori, come probabilmente è stato per ciascuno di noi. Non parlo delle decine di persone che si salutavano all’ingresso, ma delle tre o quattro persone con cui si vivevano le passioni anche al di fuori della scuola e che ci si è portati dietro anche dopo. Con loro abbiamo condiviso la nostra formazione umana e politica, le gioie e i dolori dei nostri primi amori importanti, i primi viaggi avventurosi e le scelte che hanno determinato il nostro futuro. Anzi, le abbiamo fatte insieme, erano parte integrante del tuo percorso di formazione. Ed erano quelli che tua mamma avrebbe voluto avere come figli al posto tuo, e te lo diceva.

Di quegli amici ora ne ho ancora uno, Gaetano, quello che sono stato testimone di nozze e le cui belle figlie mi chiamano zio, che la distanza od il tempo in cui non ci sentiamo non riescono a sbiadire e che non ha mai tradito la fiducia. Perché con gli altri questo è accaduto. Così c’è stato quello che ci ha provato con la ‘tua’ donna, con lei sgomenta, e lo faceva con tutte, e la ferita non era tanto legata al fatto in sé quanto all’offesa recata al valore dell’amicizia. E c’era quello che fingeva di stimarti in pubblico mentre si dispiaceva di quei tuoi successi o delle tue fiamme, e che anni dopo se l’è lasciato scappare dicendoti che in fondo non eri così male, e tu hai riavvolto la bobina e rivisto tutto un altro film.

Poi son venuti gli amici dei tempi dell’università, che nel mio caso furono principalmente quelli legati ad uno strano connubio tra gente d’ingegneria e di psicologia, complice l’amico Ciro che cambiò facoltà. Fu un incontro fertile di stimoli per tutti, ed eravamo tanti Erano i tempi dei concerti e delle notti in strada, delle vite complicate e delle crisi esistenziali, dei tanti amori e degli abbandoni dolorosi, con il gruppo che si stringeva a te per aiutarti. Un gruppo forse più ampio e aperto del precedente e più flessibile, con mille ingressi e uscite ai suoi margini, ma che aveva un nucleo consolidato che alla fine si ritrovava sempre, e si raccontava le cose della vita che gli accadevano, belle e meno belle.

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