Ben ritrovato Scrooge

Ebenezer Scrooge e il batacchio.

Si, in un parco solitario al sole limpido di questo Dicembre, e poi alla luce della propria poltrona mentre cala la sera. Tutto d’un fiato, tutto in un giorno. Facendosi largo tra mille pensieri, pensieri cambiati e allo stesso tempo immutati.

Celebrando e ricordando in questa giornata il proprio passato e il tempo di oggi, nonostante tutti i problemi. E riflettendo sul futuro, sui rischi e sulle opportunità. Come Scrooge, e tutti noi. Ogni giorno, certo, ma forse ancor di più oggi.

Si, ancora una volta buon Natale, Scrooge. Come hai narrato della tua disperazione e del tuo cambiamento, così con la tua deliziosa storia possiamo continuare a riflettere. E sperare nel cambiamento, in giorni migliori e più sereni.

A roman's thoughts

Ebenezer Scrooge ed il batacchio.

Lo scorso Natale volli celebrarlo leggendo la breve e preziosa novella di Charles Dickens del 1843 dal nome ‘Il canto di natale’ ossia ‘A christmas carol’. E poi mi spupazzai anche la bella versione animata della Disney con la regia di Robert Zemeckis, quello di ‘Forrest Gump’ per intenderci. Fu una esperienza molto bella, quasi catartica.

Conosciamo tutti la storia. Ebenezer Scrooge viene svegliato nel cuore della notte di Natale da spiriti che gli rivelano quanto la sua vita sia stata miserabile, con le opportunità sprecate nel suo passato per renderla migliore e la sua presente povertà di spirito. E gli mostrano il suo triste futuro se non affronterà un percorso di redenzione.

E seguendone la storia, ci si può ritrovare a pensare alla propria esistenza. Alcuni di noi fanno l’errore di Scrooge. Affrontano la vita sulla difensiva, minimizzano i rischi per evitare le sofferenze…

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La memoria e l’oblio*

“Può darsi che ci rivediamo tra cent’anni in questo stesso posto. Me lo auguro. Ve lo auguro.”

Andrea Camilleri, “Conversazione su Tiresia”

Camilleri sapeva che il suo tempo era vicino alla fine. E attendeva serenamente il compimento del suo percorso. Non senza augurare, a sé stesso e a noi tutti, la possibilità di ritrovarci ancora in un qualche modo. E noi sappiamo che ci ritroveremo sempre perché Andrea fa ormai parte di noi e della nostra anima. Mi piace ricordarlo con un articolo in cui raccontavo della sua ultima profetica opera. Grazie di tutto, Andrea.

* Reblog del 27 Aprile 2019

A roman's thoughts

Cimitero del Verano (Roma, 2019).

La gente muore solo quando viene dimenticata.

“Eva Luna”, Isabel Allende.

Cosa resterà di noi, dopo la nostra dipartita? Per la maggior parte di noi ben poco. Basteranno un paio di generazioni o poco più per non essere mai esistiti, per scomparire dai ricordi di ogni essere vivente che ci abbia incontrato o meno. E’ questa l’amara e indubbia realtà: che ogni nostro dolore e gioia, sentimento e operato scompariranno dalle menti e dai cuori di questa nostra umanità. Poco male, direte voi, e sono d’accordo. Tutte le cose che prendiamo ogni giorno tremendamente sul serio sono assolutamente effimere, per quanto sembrino oggi scolpite nella pietra del nostro quotidiano. E per questo e altri motivi si dovrebbe imparare a vivere tenendo conto di questa prospettiva con leggerezza.

Leggermente diversa è la situazione quando ciò accade prima della nostra dipartita, magari quando persone che resteranno scolpite…

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L’infarto*

Sono stato dal cardiologo. Mi ha trovato in ottima forma, ma con il cuore un poco affaticato. Mi ha dato delle medicine in più, un certificato per la palestra, buoni consigli ed il solito sorriso sincero. E’ bravo il mio cardiologo…

* Reblog dell’8 Gennaio 2019

A roman's thoughts

Il mio cuore (Roma, 2006).

Giuro, questo è il mio cuore. O meglio, ciò che nella tarda serata di San Valentino del 2006 si vide di esso quando aggiunsero un liquido di contrasto nelle coronarie, le famose piccole arterie che portano sangue e nutrimento al cuore stesso in quanto muscolo. Solo poche ore prima, dopo un periodo di mesi di affaticamento per completare un certo progetto in scadenza con poco sonno e tante sigarette, ero in ritardo per vedere un certo programma in televisione, e feci le scale di corsa. Arrivai col fiato corto, ma anche con un qualcosa che mi dava fastidio nel petto, un leggero dolore cupo e persistente, più una pesantezza, come di una cosa non digerita bene. Stavo per fare la conoscenza del signor infarto.

Il malessere non passava ed altri sintomi si aggiunsero. Capogiri, un conato inspiegabile, e poi finalmente si fece sentire il braccio…

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