Ritornare

Come avrete ormai compreso, i miei ultimi post traggono sempre più spesso ispirazione dalle mie letture. Non è sempre vero che siano i libri ad ispirare i miei pensieri e spesso si da il caso che siano i miei pensieri ad ispirare la scelta delle letture. Ora, non vi dirò quale sia il caso in questo post, ma solo che l’argomento di oggi è, almeno per parte mia, delicato. Ho provato a svilupparlo con tutte le cautele del caso, ma anche, come al solito, con sincerità e conoscendo già tutte le critiche che, giustamente, potrà sollevare. Perché l’argomento di oggi è ‘Ritornare’.
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Stazione Termini (Roma, 2019).

Si può ritornare? Forse, è sempre tra le possibilità. Si, ma tornare a cosa e come? Certo non si può tornare lì dove si è stati fraintesi e perciò odiati. Dove poi si è stati calunniati. O dove poi ti hanno mentito e si è stati ferocemente traditi. E neanche dove si è stati umiliati pubblicamente e derisi senza essere difesi o potersi difendere, anche minacciati e ciò nonostante sviliti a persone meschine. E dove poi ci si è trovati soli, abbandonati e dimenticati con insensibile indifferenza. No, evidentemente lì non si può più tornare.

Anche perché lì non c’è più nessuno, siamo tutti altrove, siamo oltre. Pieni di esperienze e cicatrici dolorose da guarire e rispettare, ricchi di nuove consapevolezze. Esperienze e cicatrici che però non possono averci cambiati fino al punto di non riconoscere ancora il valore reale delle cose. Anzi, ce le fanno ora riconoscere meglio. Cose come il sentimento d’amore. Perché è stupido o folle chi ne nega il valore, re Mida al contrario che lorda i sentimenti esaltando l’effimero, magari per dare un senso al proprio vuoto egocentrismo.

Certe false chimere di libertà, sebbene affascinanti, non daranno mai compiutezza alla propria vita e infatti lasciano infelici. Non è da soli, ma insieme che riempiamo i nostri vuoti. Occorre puntare alle cose belle, ai valori assoluti, e difenderli anche contro le nostre debolezze. Come con l’amore per i propri figli, tornare ad amare chi si vuole accanto nella vita e te la riempie perché lo vuole. Chi, come te, con te fa l’amore e non espleta una funzione fisiologica solitaria, chi con te chiude gli occhi e si addormenta in pace.

No, non si può tornare dunque lì dove si era. Ma forse ci si può incontrare più avanti nel cammino. Ritrovarsi diversi, eppure riconoscersi istintivamente come un tempo. E allora affrontare insieme i propri errori e tornare a distinguere l’oro dal piombo. Non per accontentarsi, ma vedendo con chiarezza e di nuovo l’opportunità di costruire qualcosa di importante. Per vivere quella vita di sentimenti ed empatia già immaginata, e donandosi l’un l’altro. Non oggi, non domani. Quando le cicatrici saranno richiuse e sanate. Forse.

O forse no.

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Il nostro buon dio, di fronte al mondo del rinascimento, pensa che l’umanità sia avviata verso un progresso sereno. E decide di andare a pesca per buoni 500 anni. Quando torna, però, scopre che la situazione sulla terra è disastrosa. Decide così di far tornare il suo buon figliolo per salvarci ancora. Questo è l’esilarante antefatto al romanzo del buon John Niven, ove ci narra di un Gesù moderno alle prese con un mondo complicato, il nostro.

Da Goodreads sul libro
“A volte ritorno” di John Niven

Fate i bravi, dunque

Avevo sentito parlare molto bene di Niven, e da alcuni questo suo romanzo veniva descritto tra i suoi migliori. Aggiungete che l’idea di un Cristo che ritorna oggi per salvarci nuovamente mi sembrava molto intrigante, adattando il suo arrivo ai nostri tempi. Mi intrigava anche l’idea di aggiornarmi sui nuovi autori americani, magari dissacranti e leggeri, e sopratutto con le loro nuove dinamiche e ritmi.

Così ero molto ben disposto nell’iniziare a leggere la sua buona novella. Il che mi ha lasciato un poco perplesso affrontando i primi capitoli. Un dio piuttosto rilassato tra whisky e spinelli, un figliolo appassionato di musica on the road e serate da sballo, un satana manager del male e libertino che se la gioca alla pari con nostro signore. Una partenza new age, se vogliamo, ma niente di memorabie.

E invece poi la storia prende consistenza, spessore e verosimiglianza. Entra in gioco con crescente energia il brutto mondo odierno, fatto di emarginati e mass media, business televisivo inumano e sette religiose, religione formale e abusi di potere statale. Fino ad una scena d’azione importante che onestamente mi ha completamente sorpreso e coinvolto, così come mi ha emozionato la sua evoluzione.

Si torna per l’epilogo, è vero, all’atmosfera rilassata degli inizi. Dio, figliolo e vari personaggi celestiali impegnati nel loro party finale. Ma quello che Niven poteva dirci sulle sue capacità narrative e sopratutto il messaggio che voleva trasmetterci erano ormai ben sviluppati. Ed è che, al di là dei comandamenti scritti e delle loro interpretazioni umane, l’importante su questa terra è fare i bravi. Tutto qui.

Roma, 26 Aprile 2019 – Leggimi anche su
https://www.goodreads.com/review/show/2746148849

6 pensieri riguardo “Ritornare

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