Sorrisi di padre

Con la Moto Guzzi (Roma, 1953).

Mi infilo il giaccone, metto la sciarpa e guardo mio padre seduto davanti la televisione, gli poggio una mano sulla spalla per salutarlo prima di andare, lui si volta verso di me e mi sorride. ‘Che mi dici?’ mi chiede. Me lo ha già chiesto poco tempo fa. ‘Va tutto bene, papà, più o meno. E tu che mi racconti di bello?’ gli chiedo, di nuovo. E la risposta da un po’ di tempo, così come poco prima, è invariabilmente la stessa, ‘Che vuoi fare, la vita è una ruota che gira. Mi è andata bene, quello che dovevo fare l’ho fatto’. E poi, se è ispirato, comincia a raccontarmi di qualche lontano episodio della sua infanzia e giù di lì, dell’amata Barcellona e del parco del Tibidabo, di quando entrava gratis allo stadio della sua Lazio alla fine delle partite, o di quando ha imparato a portare i suoi camion durante il servizio militare dalle parti di Lignano Sabbiadoro, su verso il confine. I suoi amati camion.

Matrimonio (La Maddalena, 1957).

Storie agli albori di una vita semplice, ma in prima linea. Ogni giorno alzarsi prima del sole, prendere il suo caffè freddo della sera prima, andare nella babele dei mercati da solo a fare la spesa, tornare al negozio per scaricare e sistemare le mostre, e poi i clienti. Un riposo dopo il pranzo rigorosamente con la famiglia per poi ricominciare fino all’ora tarda di cena, alzandosi prima degli altri mentre ci augura la buona notte con un sorriso. Senza ferie fino agli ultimi anni, senza malattia e con gli occhi lucidi per la febbre mentre sorride alla signora puntigliosa. E incrociando ogni tanto i figli durante la giornata, senza il tempo e senza i mezzi per approfondire la confidenza, la conoscenza dei loro mondi paralleli. Però esserci, figura ben definita e di riferimento, insieme alla sua sposa. Con cui scambiare segnali in francese, nel loro codice segreto, ed apparire davanti a noi come una cosa sola.

Coi figli alle nozze d’argento (Roma, 1982).

Le cose antiche, quelle, se le ricorda bene. Ma se ora gli chiedi se ha mangiato a pranzo, anche solo se ha mangiato, non te lo sa dire, non se lo ricorda. Dicono che la malattia fa così. Ogni tanto magari si diverte a farmi l’elenco di seguito dei nomi dei cinque figli ed anche gli anni della loro nascita, quasi giusti, e poi anche i nomi di tutti i suoi sette nipoti che adora e che lo adorano per la sua dolcezza di nonno. Non vuole dimenticarli, almeno quelli vuole che non si perdano dalla sua memoria. Mentre il resto pian piano si smarrisce, sempre più sfilacciato, sempre più soffuso. Se gli fai presente che qualche cosa che ti ha detto della sua giornata non può essere andata così, non si inquieta, comprende ciò che sta accadendo. Allora ti guarda, ti sorride quasi chiedendoti scusa, e con voce più bassa ti dice ‘Può darsi. Sai, non mi ricordo più le cose così bene come una volta. Sarà come dici tu’.

Coi nipoti alle nozze d’oro (Roma, 2007).

Ora è anche più stanco. Le sue belle passeggiate per restare in forma, per il giornale ed un caffè, sono più rare, lo forziamo noi. Continua però con i suoi pedali sotto il tavolo davanti alla televisione, pedala. Il mese scorso è stato ricoverato per giorni per una emorragia interna da medicinali, e solo ora comincia a camminare un poco meglio, quasi come prima. Quasi. Ma era molto peggiorato, in modo improvviso, come accade sempre e come nessuno al solito si aspetta. Sta perdendo parte della sua autosufficienza di cui era intimamente fiero, il non aver bisogno e non dover chiedere, e la cosa dentro di sé pesa. Tra il corpo che lo tradisce e la mente che si opacizza, sempre più i suoi discorsi mi parlano della fine del ciclo, di lasciare spazio ad altri, i giovani, è giusto così. Serenamente, guardandomi negli occhi, pensando parole che non può dire. E mi sorride, come sempre, ancora una volta.

A casa con Bice e Lena (Roma, 2019).

12 pensieri riguardo “Sorrisi di padre

  1. È sempre stato un uomo speciale per bontà e sacrificio solo che lavorava nelle retrovie e la sua grandezza l’abbiamo compresa appieno con la maturità.
    Oggi mio padre è il mio terzo figlio. ❤️

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  2. Un post emozionante. La dolcezza delle tue parole fanno rivivere in ciascuno di noi i momenti meravigliosi vissuti con i propri genitori. La mia mente è andata subito al mio povero Babbo e all’amore che ho provato e provo ancora per lui

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  3. Ho letto il tuo post una settimana fa e mi sono commossa. L’ho trovato molto delicato e vero ritrovando nelle tue parole mio padre. La stessa notte lui mi ha lasciata e oggi, una settimana dopo, rileggo le tue parole… Grazie

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  4. Caro Roberto parole e foto che commuovono fin nel profondo. Teneramente. Grazie per questa testimonianza d’ amore. Ti abbraccio lasciandoti una poesia. Spero tu gradisca. Isabella

    Chissà su quale sponda

    Strano
    come tutto
    sia cambiato
    in poco tempo.
    Sorridevi sempre,
    come fai anche ora.
    Ma non è
    la stessa cosa.
    Oggi
    il tuo sorriso è
    misto ad un lamento,
    che aumenta d’ intensità
    quando i tuoi occhi
    ci guardano,
    senza più nulla
    riconoscere.
    Forse avverti qualcosa
    ancora,
    chissà,
    le nostre voci,
    una carezza fatta
    sul tuo volto
    ancora bello.
    Ma come
    sei persa
    nel tuo mondo ormai,
    fatto di nebbia sottile,
    impenetrabile.
    Come vorrei
    che mi parlassi
    ancora,
    dandomi saggi consigli.
    Ma più non sai
    articolar parole
    che sentir si possano
    chiare.
    Come sei lontana,
    così disperatamente
    irraggiungibile.

    Isabella Scotti 2018
    testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633

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